Renzi va in Europa e attacca la Merkel per guadagnare popolarita' e consenso in Italia. La Merkel frena su questioni bancarie per non perdere consenso all'interno della CDU, il suo partito. All'Europa serve piu' leadership e meno followership, piu' democrazia e meno tecnica. L'Europa e' la nostra destinazione, ma, come popolo, dobbiamo riappropriarci dei passaggi per costruirla.
venerdì 18 dicembre 2015
venerdì 18 settembre 2015
CIVIC ENGAGEMENT NEGLI STATI UNITI: IL CASO DEL SERVIZIO “3-1-1 NON-EMERGENCY"
Il servizio di non
emergenza 3-1-1 rappresenta un interessante modello di collaborazione e di
gestione condivisa delle criticità legate ai servizi pubblici. Si basa sulla
condivisione di canali di comunicazione basati su interazioni asincrone di tipo
molti-a-molti che permettono al cloud di far circolare liberamente segnalazioni
riguardanti carenze nei servizi pubblici, nonché situazioni di disagio o
degrado che non rientrino nei tradizionali canali di 9-1-1 detti “di
emergenza”.
Questa tecnologia –
senza una risposta immediata ed efficace dell’ente pubblico che la supporta –
rimarrebbe fine a sé stessa e non si sarebbe così sviluppata negli anni come
“best practice” soprattutto nelle città metropolitane degli Stati Uniti. In
particolare, questo servizio è diffuso principalmente nelle grandi città
metropolitane (più di 60 sono i servizi 3-1-1 attivi nelle metropoli) e in
misura più marginale nelle contee (circa 10 quelli sinora arrivati).
Il successo di
questo modello di civic engagement scaturisce
proprio dalla rapida risposta dell’ente pubblico. Ciò consente – da un lato – che
il cittadino si possa sentire “ascoltato”, mentre – dall’altro lato –
incoraggia la diffusione di questa forma di cittadinanza attiva e rende i
cittadini stessi co-responsabili della sicurezza, pulizia, tranquillità della
città.
Inoltre, il
servizio 3-1-1 permette non solo un dialogo aperto e libero fra ente pubblico e
cittadino, ma agevola altresì un dialogo interno all’ente pubblico per la gestione
condivisa di problemi comuni. Infatti, se prendiamo ad esempio il caso del
servizio 3-1-1 della città di Baltimore in Maryland (la prima città in America
dove è stato attivato questo servizio nel 1996), le segnalazioni possono coinvolgere
le seguenti aree (polizia (servizi non di emergenza); lavori pubblici; tutela e valorizzazione dell’ambiente (rifiuti); verde pubblico (parchi e aree gioco); controllo animali; salute)
Sebbene la
diffusione di tale servizio sia sempre di più in aumento, poche tracce e studi
si sono finora affrontati circa l’efficacia di questo modello di civic
engagement. Di conseguenza questo breve intervento si chiude con alcune
domande, che future attività di ricerca dovranno provare a rispondere. Un primo
tipo di domande sono riferite alla gestione del modello tecnologico, mentre un
secondo tipo di domande sono riferite al modello organizzativo. Come si possono
gestire le eventuali segnalazioni false o corrotte? Si può quantificare la
capacità e la velocità di evasione delle richieste? Inoltre, come è possibile quantificare
l’efficacia di questo servizio in termini di miglioramento dei servizi
pubblici? E quantificare l’efficienza nella gestione dei servizi che deriva da
un più rapido ed accurato intervento?
Alessandro Braga
venerdì 24 luglio 2015
IL LEGAME ROTTO TRA DEMOCRAZIA E GOVERNO LOCALE: RISCOPRIRE IL BUON SENSO
Su lavoce.info si torna a parlare di citta' metropolitane. Sapete che sono stato per quattro anni a fare il consigliere provinciale di Milano. E nonostante lo abbia denunciato fin dal primo momento che sono stato eletto (vedi video), mi stupisco di come nessuno dedichi la giusta attenzione al tema delle societa' partecipate (salvo Carlo Cottarelli, ex commissario alla Spending Review, a cui va la mia piu' totale stima).
Per farla breve: a che cosa serve continuare a parlare di riforma delle Province, quando le vere leve di governo stanno fuori dalle Province? Leve di governo che usano soldi pubblici. Alcuni numeri: Comune e Provincia di Milano detengono insieme 35 partecipazioni in societa' di capitale (ad es. A2A), 86 partecipazioni in enti di diritto privato (ad es. Fondazione Lombardia Film Comission), 17 partecipazioni in enti di diritto pubblico (ad es. le agenzie per il lavoro della Provincia di Milano). Molte di queste partecipazioni non servono. Perche' la Provincia ad esempio deve pagare € 1.019.079,06 per mantenere una societa' come Eurolavoro scarl o perche' dobbiamo dare 100.000 € all'anno alla Fondazione Lombardia Film Comission? Prima di entrare in Provincia, quando ero consigliere, passavo sempre davanti all'Opera San Francesco che ogni giorno offre 2.279 pasti ai poveri di Milano. Perche' si spendono soldi pubblici con questa faciloneria quando la societa' sta soffrendo? Perche' abbiamo perso il buon senso e i valori sani dell'esistenza umana. Ma ora dite pure che sono di destra perche' sono contro lo statalismo inutile oppure che sono comunista perche' penso ai poveri. Passate parola: meno societa' partecipate e piu' soldi per i poveri. E viva il buon senso. Alla faccia della cricca.
venerdì 19 giugno 2015
IL COMUNE DI ROMA E' LA TERZA AZIENDA ITALIANA
Nell'articolo di Rizzo e Stella sul corriere ho appreso
che il Comune di Roma, con i suoi oltre 60 mila dipendenti, e' la terza azienda
italiana. Ma ho anche appreso che il Comune ha una societa' di assicurazioni;
mentre mi saliva l'incazzatura, non finivo di leggere l'articolo senza notare
che dal 2000 al 2012 sono state distribuite 94.994 gratifiche economiche ai
dipendenti e solo 15 valutazioni negative. A questo proposito, in un
altro articolo si dice che per il ministero dell’Economia è illegittimo il salario
accessorio versato nell’era Alemanno ai dipendenti e che dunque vi e’ un buco
da 350 milioni.
In mezzo a questo gran casino provo ad aiutarVi a fare
chiarezza:
- E’ assurdo che la terza Azienda Italiana sia il Comune di Roma. Bisogna finirla con la pubblica amministrazione che assume in modo spropositato in nome di un modello clientelare o assistenzialista. Questo sistema non regge piu’;
- Il Ministero dell’Economia non puo’ svegliarsi 7 anni dopo e dire che le retribuzioni accessorie sono invalide. C’erano dei responsabili (i membri del nucleo di valutazione, lautamente pagati) che dovevano vigilare;
- Tutti i dirigenti che hanno firmato le determine dando a tutti valutazioni positive andrebbero puniti; altro che egualitarismo, e’ la cultura dei furbetti che si spartiscono la torta dei soldi pubblici, fregandonsene del merito;
- Marino probabilmente non e’ grado di fare il Sindaco di Roma (pochi lo sarebbero), ma non lo si faccia diventare il capro espiatorio per un rito collettivo di tipo gattopardesco in cui alla fine niente cambia. A Roma, oltre al Sindaco, vanno cambiati (non ruotati) almeno la meta’ dei dirigenti pubblici, certamente onesti, ma corresponsabili di questo disastro;
giovedì 2 aprile 2015
MODELLO 730 COMPILATO TRA CO-PRODUZIONE E EVASIONE FISCALE
Leggo su corriere.it che da questo anno ci sarà il modello 730 pre-compilato per pagare le tasse. Finalmente, una bella notizia.
I numerosi campi di quel modello mi sono sempre risultati incomprensibili e sono da sempre allergico a tutti i passaggi burocratici che spesso ci impone la pubblica amministrazione italiana. La possibilità inoltre di poter integrare il modello con le spese mediche e altre spese è un bell'esempio di co-produzione di una funzione pubblica in cui lo Stato torna al suo posto richiedendo un contributo da noi cittadini, ma provando a non farci pagare ulteriori tasse occulte come il costo per il commercialista che compila il 730 (che pure ancora servirà per molti).
A fronte di questa buona e bella notizia, mi chiedo però come sia possibile che in Italia ci sia un'evasione fiscale così elevata. Se lo Stato è cosi bravo a dirmi puntualmente quante tasse devo pagare, perché lo Stato non è ugualmente bravo nel far pagare a tutti le tasse, accorgendosi che una persona che possiede una Mercedes o un SUV non può dichiarare 10.000 euro di reddito all'anno o vivere in una casa popolare? Eppure sono dati pubblici che lo Stato dovrebbe utilizzare meglio, per creare una società più giusta, dove non ci sono gli stupidi che pagano le tasse e i furbi che fanno la bella vita non pagando le tasse. Integrare i database è un'operazione non impossibile e tra i 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici ci sarà sicuramente qualcuno in grado di farlo.
Inoltre, vi segnalo il sito evasori.info. Mi sembra che sia una bellissima idea, ma che il sito funzioni così così. Da buon autonomista, credo che a livello nazionale un'idea del genere funzioni non benissimo. Ma proviamo a pensare se venisse fatta a livello comunale (con i dovuti accorgimenti): sarebbe molto più facile individuare bar che non fanno scontrini oppure illustri personaggi locali che esibiscono vestiti e oggetti dal costo elevato, ma che magari dichiarano una miseria nel loro 730.
Tornerò su questo tema, ma il messaggio finale è chiaro: la co-produzione di informazioni tra cittadini onesti e Stato può fare molto per combattere l'evasione fiscale.
mercoledì 21 gennaio 2015
UN'ALTRA RIFORMA PERCHE' TUTTO CAMBI E NIENTE CAMBI?
Le regole stabilite per i lavoratori privati dal Job Act non saranno applicate ai dipendenti pubblici ha chiarito Marianna Madia, ministro della Funzione Pubblica. In particolare, per i dipendenti pubblici sarà sempre previsto il reintegro nel cado di licenziamento disciplinare illegittimo, Non sarà, dunque, possibile applicare l'istituto del solo indennizzo previsto dal job act per i lavoratori privati. Rimane sostanzialmente invariata la disciplina del lavoro per il pubblico e resta la disparità di trattamento tra i dipendenti pubblici e quelli privati. Si perde così l'occasione di una parificazione giuridica di cui da anni, forse decenni, si discute senza riuscire a produrre norme omogenee.
Insieme alle precisazioni del Ministro arrivano gli emendamenti alla
legge delega in commissione parlamentare. Tra questi ce n'è uno particolarmente
significativo che limita la responsabilità amministrativo-contabile dei
dirigenti agli atti di sola gestione, escludendola per quelli che sono
attuazione di un indirizzo politico. I dirigenti, dunque, non possono essere
ritenuti responsabili di danni erariali provocati dalle scelte politiche di chi
li indirizza. E' anche qui ci pare vi sia un eccessivo riequilibrio rispetto
alle norme "riformatrici" e di un esagerato allontanamento tra
politics e policy. Perché un dirigente pubblico dovrebbe essere sollevato da
qualsiasi responsabilità amministrativa nell'attuazione dell'indirizzo
politico? D'altronde l'attuazione rientra nelle funzioni demandate alla
pubblica amministrazione fin dal XIX secolo e non si comprende perché si cerchi
di alleggerire la responsabilità di chi è chiamato a porre in essere
l'effettività delle decisioni politiche.
La delega prevede inoltre l'inserimento di ruoli unici (uno a livello statale, uno
regionale, uno degli enti locali) da cui verranno «pescati» per rivestire di
volta in volta incarichi diversi. Qualora per due anni consecutivi non ne
riceveranno, saranno licenziabili.
Così come prevede la fissazione di «limiti assoluti» al loro
«trattamento economico complessivo». Un emendamento del relatore ieri ha invece
cancellato le quote percentuali (30% per la retribuzione di posizione e 15% per
quella di risultato) che la delega aveva fissato. Percentuali che verranno
decise dal decreto attuativo. Anche se quest'ultimo punto ci limitiamo a
segnalare una proposta: perché non abolire direttamente la retribuzione di
posizione per i dirigenti pubblici? Qual è il senso di essere pagati per il
solo fatto di ricoprire una posizione? Potrebbe essere una soluzione più
razionale e tendente all'efficienza quella di abolire la retribuzione di
posizione e prevedere una retribuzione composta per un certo ammontare uguale
per tutti dallo stipendio (70%) ed il restante (30%) legato al raggiungimento
dei risultati.
Si segnala anche l’emendamento che inserisce nel ruolo unico dei
dirigenti statali anche quelli delle università e degli enti pubblici di
ricerca. Esclusi invece, senza apparente motivazione, dal ruolo unico dei
dirigenti regionali (che comprende gli amministrativi del Servizio sanitario
nazionale) i veterinari e i dirigenti sanitari. Non entreranno nel ruolo unico
degli enti locali nemmeno i direttori generali dei Comuni.
Quanto ai dipendenti della Pa e ai procedimenti disciplinari, gli
emendamenti modificano l’articolo 13 puntando a semplificare le norme sulla
valutazione, riconoscendo merito e premialità, sviluppando sistemi distinti di
misurazione del raggiungimento dei risultati della struttura e dei singoli,
utilizzando standard di riferimento e confronti. Inoltre, viene prevista
«l’introduzione di norme in materia di responsabilità disciplinare dei
dipendenti finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di
espletamento e di conclusione l’esercizio dell’azione disciplinare». È questo
l’ambito in cui dovrebbero inserirsi le norme più stringenti sul licenziamento,
fin qui non meglio precisate, che però, a detta del ministro Madia, nel caso di
quelli disciplinari illegittimi, prevederanno comunque il reintegro e non la
conclusione del rapporto di lavoro previo indennizzo. Con buona pace degli
assenteisti.
lunedì 12 gennaio 2015
I PROCESSI DI RIFORMA IN ITALIA/1: QUESTIONE DI TIMING

Durante la mia esperienza di ricercatore ho imparato che spesso porre una domanda è più efficace rispetto al fornire una risposta. “Giudica un uomo dalle sue domande piuttosto che dalle sue risposte” (Voltaire). La risposta, infatti, pone già una visione del problema veicolata da chi scrive, mentre una domanda può innescare nel lettore una serie di processi cognitivi che arricchiscono il dibattito. Di conseguenza, il presente contributo mette in discussione le modalità attraverso cui si costruiscono i processi di riforma in Italia, ponendo una serie di domande e di spunti di riflessione.
Leggendo i principali quotidiani nazionali la parola più ricorrente associata
al Governo Renzi è “riforme”. Ma cosa sta facendo concretamente il Governo per
riformare il settore pubblico e spingere la crescita del nostro Paese? Ha una
chiara e appropriata agenda di riforme? Oppure sono iniziative isolate o poco
coordinate per “rappezzare” o introdurre cambiamenti marginali in alcuni
processi? E ancora, quali sono le condizioni affinché le riforme non siano solo
un documento scritto, bensì possano concretamente essere attuate?
Alessandro Braga
sabato 10 gennaio 2015
L'EUROPA VISTA DA UN DICIOTTENNE: L'UNIONE FA LA FORZA
L'U.E. non è come molti pensano qualcosa da cui fuggire. Non è la Germania che "bacchetta gli alunni". Non è il sistema bancario o la Troika. Sono le idee di grandi pensatori anche e soprattutto del passato, Cattaneo e Mazzini in primis, messi finalmente in pratica.
E' l'idea di creare qualcosa di incredibile che vada ad una condivisione
di valori, di cultura e di tradizione propri dell'Europa stessa. Perché se
noi abbiamo avuto 50 anni di pace, se noi abbiamo la possibilità di far
circolare liberamente le nostre merci senza dazi aggiuntivi, se noi abbiamo la
possibilità di visitare un paese senza passaporto, questo lo dobbiamo all'U.E. e
ai benefici che ha portato. Quando si presenta un problema di enorme
gravità come quello che in questi giorni sta emergendo in Francia, dobbiamo
mettere in conto che anche al massimo delle potenzialità la singola Francia e
la singola Italia non possono assumersi la responsabilità di debellare da soli
il terrorismo internazionale. Deve avere una mano da ogni Stato
appartenente all'U.E.
Quindi l'Europa deve iniziare senza presunzione di superiorità
nazionalistica a darsi una mano reciprocamente e a debellare nelle maniere più
idonee il terrorismo e altri problemi che esistono. L'Euro non è una
moneta da cui fuggire. E' una moneta che molti altri Stati al mondo
ammirano per la sua stabilità e il suo valore alto nel mercato. Le cose
che non vanno dell'Euro sono ancora la poca dimostrazione di Europa e la tenuta
maggiore di considerazione dei singoli stati che vogliono prevalere l'uno sull'altro.
Non si esce dall'Euro, lo si cambia.
E se noi come Italia dobbiamo portare avanti delle riforme strutturali
che questo paese necessita, non é perché ce lo chiede l'Europa. E' perché
noi ne abbiamo bisogno, per noi, per il nostro presente e il nostro futuro. E'
colpa dell'Europa se noi abbiamo il debito pubblico più alto dopo la Grecia?
E' colpa dell'Europa se la nostra pubblica amministrazione conta i
dirigenti pubblici più tra i più pagati e con più privilegi? E' colpa
dell'Europa se siamo il Paese con la giustizia tra le più lente e inefficienti?
Non penso.
E' colpa di una politica che non ha compiuto sforzi
sufficienti per permettere il progresso dell'Italia. L'Italia ha tutte le
potenzialità per diventare una tra le potenze mondiali più forti. Dobbiamo
tuttavia mettere in conto, che le nostre risorse e le nostre potenzialità
potrebbero essere ancora maggiori con degli Stati Uniti d'Europa al nostro
fianco. Prendetelo come il pensiero di un ragazzo troppo sognatore.
Matteo Cuscela
sabato 3 gennaio 2015
DIPENDENTI PUBBLICI E LICENZIAMENTO: IL CASO DEI VIGILI DI ROMA
A Roma l'83.5% dei vigili si e' dato malato per Capodanno. I dipendenti pubblici che hanno attestato in modo falso la loro malattia possono essere licenziati (fonte: art. 55 - quinquies, d.lgs. 165/2001 - http://www.altalex.com/index.php?idnot=50524#titolo4).
Tutti i media stanno dibattendo con scalpore questa notizia e molti politici stanno pensando a nuove leggi per affidare all'INPS i controlli medici. L'Italia non si cambia (solo) con le leggi, ma (soprattutto) con i comportamenti.
Mi chiedo allora - considerato la gravita' del gesto dei vigili assenteisti - quanti tra quel 83.5% verranno licenziati dal Comune di Roma. Massimo rispetto per coloro che erano assenti e malati, ma fatico a credere (lieto di essere smentito) che tutti fossero effettivamente malati.
L'Italia si cambia con i comportamenti. Attendiamo di sapere quanti tra quel 83.5% di vigili verra' licenziato, e propongo che dal minore costo dello stipendio dei vigili licenziati venga dato un premio simbolico ai vigili che hanno prestato servizio a Capodanno.
Non tutti gli Italiani sono uguali, e' ora di premiare chi crea valore pubblico e di punire per davvero chi distrugge valore pubblico.
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