lunedì 12 gennaio 2015

I PROCESSI DI RIFORMA IN ITALIA/1: QUESTIONE DI TIMING


Durante la mia esperienza di ricercatore ho imparato che spesso porre una domanda è più efficace rispetto al fornire una risposta. “Giudica un uomo dalle sue domande piuttosto che dalle sue risposte” (Voltaire). La risposta, infatti, pone già una visione del problema veicolata da chi scrive, mentre una domanda può innescare nel lettore una serie di processi cognitivi che arricchiscono il dibattito. Di conseguenza, il presente contributo mette in discussione le modalità attraverso cui si costruiscono i processi di riforma in Italia, ponendo una serie di domande e di spunti di riflessione.

Leggendo i principali quotidiani nazionali la parola più ricorrente associata al Governo Renzi è “riforme”. Ma cosa sta facendo concretamente il Governo per riformare il settore pubblico e spingere la crescita del nostro Paese? Ha una chiara e appropriata agenda di riforme? Oppure sono iniziative isolate o poco coordinate per “rappezzare” o introdurre cambiamenti marginali in alcuni processi? E ancora, quali sono le condizioni affinché le riforme non siano solo un documento scritto, bensì possano concretamente essere attuate?

Riguardo alle riforme in agenda, il Governo Renzi ha concentrato le proprie energie soprattutto sulla riforma del Senato. Seppur riconoscendo l’importanza di una riforma che da concreta attuazione al cosiddetto Senato delle autonomie (di cui tanto si è discusso negli ultimi anni), l’Italia ha bisogno di una marcia in più per uscire dall’impasse istituzionale, recuperare competitività e far ripartire l’economia. Inoltre, Sono necessari 12 mesi per introdurre una riforma dell’apparato pubblico? Quando si parla di riforme non è importante definire solo il “cosa” e il “come” ma, soprattutto in un mondo sempre più globalizzato e veloce, conta anche il “quando”, cioè affrontare e risolvere i problemi con il giusto timing. E per la cronaca: dall'insediamento del Governo Renzi sono passati 314 giorni...

Alessandro Braga


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